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STORIA
della Casa SAVOIA
( tratto da Wikipedia )
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La
Casa Savoia è una dinastia che tradizionalmente aveva i
suoi domini in Savoia,
e che divenne la casa regnante del Regno
d'Italia, dalla sua fondazione nel 1861
all'istituzione della Repubblica
Italiana nel 1946.
Le origini
I pochi documenti che riguardano le origini di Casa Savoia
sono soggetti a varie interpretazioni e dall'epoca di Amedeo
VIII (XV
secolo), fino al XIX
secolo vennero sempre escogitati criteri di giustificazione
di tipo politico, con l'avallo di genealogisti
compiacenti. In un primo tempo fu necessario giustificare il
titolo ducale ottenuto appunto da Amedeo VIII nel 1416:
si trovò quindi uno scrittore - il cronista medioevale Jean
d'Ormeville, vissuto nel XV
secolo - che fece discendere la casa di Savoia
dall'imperatore Ottone
II di Sassonia.
Nel secolo successivo, invece, gli interessi politici della
dinastia erano collegati alla sua posizione in seno all' impero
e si trovarono altri studiosi (G. Botero, G. Monod e soprattutto
Guichenon) che, pur mantenendo la tradizione sassone, fecero
risalire le origini della famiglia addirittura a Vitichindo,
lo strenuo difensore dell'indipendenza dei Sassoni
contro Carlo
Magno.
Più tardi, orientatasi la politica sabauda verso l'Italia,
si ebbe interesse a dimostrare l'origine italiana della casa
sabauda; per questo diversi studiosi (G. F. Napione nel XVIII
secolo, L. Cibrario nel XIX secolo e altri) volsero le loro
attenzioni all'ultimo sovrano del regno italico dell'alto Medioevo
e, sia pure con soluzioni varianti nei dettagli, ne trovarono il
capostipite in Berengario
II d'Ivrea.
Questi era stato deposto da Ottone
I nel 961,
pertanto era vittima di quella famiglia da cui un tempo i Savoia
credevano o volevano discendere. Una soluzione locale,
borgognona, ideata da D. Carutti nel XIX
secolo e fondata sull'esistenza di un paio di Amedeo e di
Umberto, è altrettanto ipotetica.
Nel XX
secolo l'origine fu invece ricercata o nella dinastia provenzale
collegata a un carolingio (C. W. Previté Orton, Baudi di Vesme,
F. Gabotto e altri) o a una famiglia del Viennese
discendente, per linea femminile, da Lotario
II di Lotaringia,
anche lui un carolingio (G. de Manteyer).
Queste presunte origini sono state oggi respinte dai più
importanti studiosi (F. Cognasso, Maria
José del Belgio, consorte di Umberto
II) come pure congetture. L'unico punto sicuro di partenza
della dinastia è il conte
Umberto
I Biancamano (m. 1048),
che, già signore delle contee di Savoia (103?), di Belley,
Sion
e Aosta,
al disgregarsi del regno di Borgogna
(1032)
si schierò dalla parte di Corrado
II ottenendone in premio la contea di Moriana
in Val
d'Isère ed il Chiablese
(ca. 1034).
A lui succedettero i figli Amedeo
I detto Coda (m. ca. 1051)
e Oddone
(m. 1060),
il quale ultimo, sposando Adelaide, figlia ed erede di Olderico
Manfredi signore di Torino,
Susa,
Ivrea,
Pinerolo
e Caraglio,
ingrandì notevolmente i suoi domini in Piemonte.
Da lui nacquero Berta
(1051-1087)
e Adelaide
(m. 1079),
future mogli di Enrico
IV e di Rodolfo
di Svezia, e i successori Pietro
I (ca. 1048-1078)
e Amedeo
II (m. 1080)
che esercitarono però un potere più che altro nominale, giacché
l'effettivo governo dello Stato
rimase nelle salde mani di Adelaide fino alla sua morte.
La corona passò quindi in linea diretta maschile a Umberto
II il Rinforzato (m. 1103)
che si vide usurpare molti dei territori piemontesi da ribelli e
pretendenti all'eredità di Adelaide, ad Amedeo
III (ca. 1094
- 1148),
la cui sorella Adelaide (1092
- 1154)
sposò nel 1115
il re di Francia
Luigi
il Grosso e la cui figlia Matilde (o Mafalda;
m. 1158)
andò in moglie ad Alfonso
I del Portogallo (ca. 1146),
poi a Umberto
III il Beato (1136
- 1189),
fieramente avverso al Barbarossa
e per questo messo al bando dell'Impero, e infine a Tommaso
I (1178
- 1233)
che, nominato vicario imperiale da Federico
II (1225),
iniziò a ristabilire i domini della casata in Piemonte e ampliò
i possessi d'Oltralpe.
Alla morte di Tommaso I gli antagonismi da tempo serpeggianti
tra i membri della famiglia portarono (1233)
alla divisione dei possessi tra Amedeo
IV (ca. 1197
- 1253),
che mantenne oltre al dominio diretto sui beni di Francia
la superiorità feudale e il titolo di conte
di Savoia, e il fratello Tommaso
II, che ricevette dal primo le terre d'Italia
da Avigliana
in giù e assunse il titolo di principe
di Piemonte.
Ad Amedeo IV, la cui figlia primogenita Beatrice (m. ante 1259)
aveva sposato nel 1247
Manfredi
di Hohenstaufen poi re di Sicilia,
succedette Bonifacio
(1244
- 1263),
sotto reggenza della madre Cecilia
del Balzo sino al 1259;
alla sua morte gli subentrò (contro la volontà del padre che
aveva stabilito gli succedesse Tommaso
II, figlio primogenito di Tommaso I) prima lo zio Pietro
II detto il Piccolo Carlo
Magno (1203
- 1268)
e poi Filippo
I (1207
- 1285),
fratello del precedente.
Dopo di lui salì al trono nel 1285
Amedeo
V il Grande, (1252/53
- 1323),
figlio secondogenito di Tommaso II, ma le opposizioni dei
parenti a lui contrari vennero sopite soltanto in seguito a una
decisione arbitrale del 1285
che portò a un'ulteriore divisione dei beni della casa. In base
ad essa ad Amedeo V e ai suoi discendenti maschi venne infatti
riconosciuta la contea di Savoia e la superiorità feudale su
ogni ramo della famiglia; il paese di Vaud
venne assegnato al fratello di Amedeo, Ludovico
I (1250
- 1302),
che diede in tal modo origine alla linea dei Savoia-Vaud
- estintasi poi nel 1359
quando Caterina (m. 1373),
figlia di Ludovico II (ca. 1269-
1348),
cedette per denaro i suoi possessi ad Amedeo
VI -, e una parte del Piemonte (gli altri due terzi rimasero
nominalmente ad Amedeo V) venne confermata al nipote di Tommaso
II, Filippo I (1274
- 1334),
iniziatore della linea che fu detta dei Savoia-Acaia
in seguito al suo matrimonio (1301)
con Isabella
di Villehardouin erede del Principato
di Acaia.
Ad Amedeo V succedettero i due figli maschi: prima Edoardo
il Liberale (1284
- 1329)
e poi Aimone
il Pacifico (1291
- 1343),
mentre una delle loro sorelle, Anna, nel 1326
andò in moglie ad Andronico
III Paleologo imperatore
bizantino.
Dopo Aimone, la cui secondogenita Bianca nel 1350
sposò Galeazzo
II Visconti, salì al potere nel 1343
Amedeo
VI detto il Conte Verde (1334
- 1383),
marito di Bona
di Borbone e abile politico che nel 1359
riuscì a riannettere alla corona le terre di Vaud.
A lui succedettero in linea diretta Amedeo
VII detto il Conte Rosso (1360
- 1391),
la cui tragica morte determinò violente lotte tra la madre e la
moglie Bona di Berry; Amedeo
VIII detto il Pacifico (1383
- 1451),
che unì definitivamente il Piemonte ai domini aviti dopo
l'estinzione del ramo di Acaia (1418)
e assunse per primo il titolo di Duca di Savoia (1416);
Ludovico
(1413
- 1465),
luogotenente per conto del padre dal 1434
e vano pretendente alla successione di Filippo
Maria Visconti che nel 1428
aveva sposato sua sorella Maria (1411
- 1469);
Amedeo
IX il Beato (1435
- 1472),
una sorella del quale, Carlotta (1445
- 1483),
sposò nel 1451
il delfino
di Francia, il futuro re Luigi
XI; e infine Filiberto
I il Cacciatore (1465
- 1482)
sotto reggenza della madre Iolanda
di Francia, sorella di Luigi XI; questi fu continuamente
insidiato dai parenti che si impadronirono a più riprese delle
sue terre.
A Filiberto subentrò il fratello Carlo
I il Guerriero (1468
- 1490)
che nel 1485
assunse anche il titolo di Re di Cipro
e di Gerusalemme
cedutogli da Carlotta
di Lusignano moglie del fratello di Amedeo IX, Ludovico di
Savoia.
A lui succedette Carlo
Giovanni Amedeo (1489
- 1496)
che, morto ancora bambino, lasciò il ducato al prozio, conte di
Bresse,
Filippo
II il Senza Terra (1443
- 1497),
cui seguirono i figli Filiberto
II il Bello (1480
- 1504)
che lasciò l'amministrazione dello Stato al fratellastro Renato
detto il Gran Bastardo e Carlo II il Buono (1486
- 1553)
che perse quasi tutti i suoi possessi durante le guerre tra Francia
e Spagna.
Uno dei fratelli di quest'ultimo, Filippo
(1490
- 1533),
venne investito da Francesco I del ducato di Nemours
(1528)
e diede inizio al ramo dei Savoia-Nemours,
che fu reso illustre da Giacomo e da Enrico e che si estinse nel
1659
con suo nipote Enrico (1625
- 1659).
A Carlo II succedette il figlio Emanuele
Filiberto detto Testa di Ferro (1528
- 1580),
marito di Margherita
di Valois e restauratore dello Stato
sabaudo. Dopo la sua morte ebbe il ducato dal 1580
il figlio Carlo
Emanuele I (1562
- 1630)
da cui nacquero, tra gli altri, Emanuele
Filippo (1586
- 1605),
morto precocemente; Vittorio
Amedeo I (1587
- 1637),
suo successore dal 1630;
Filiberto (1588-1624), valoroso generale al servizio della
Spagna, che nel 1614 sventò il tentativo di sbarco in Sicilia
dei Turchi; Maurizio,
cardinale;
e Tommaso
Francesco, iniziatore delle linee dei Savoia-Carignano
e Savoia-Soissons.
Alla morte di Vittorio Amedeo I, che lasciò lo Stato
praticamente vassallo
di Luigi
XIII, tenne la reggenza la vedova Cristina
di Francia detta Madama Reale, che dovette combattere
accanitamente con Maurizio e Tommaso Francesco per conservare la
corona ai figli Francesco
Giacinto (1632
- 1638)
e Carlo
Emanuele II (1634
- 1675).
A Carlo Emanuele II succedette nel 1675
il figlio Vittorio
Amedeo II (1666
- 1732),
che rafforzò i suoi domini e nel 1713
ottenne la corona
di Sicilia (a termine della guerra
di successione spagnola) commutata poi nel 1720
con quella di Sardegna.
Sarà Vittorio
Amedeo II che adotterà per la Casa Savoia il motto FERT.
Dopo la sua abdicazione (1730)
gli succedette Carlo
Emanuele III (1701
- 1773),
re di Sardegna dal 1730,
che portò i confini dello Stato sino al Ticino
e le cui sorelle Adelaide
(1685
- 1712)
e Maria
Luisa Gabriella (1688
- 1714)
sposarono rispettivamente Luigi
, duca di Borgogna (1697)
e Filippo
V Re di Spagna
(1701).
Al nuovo re, dal 1773
Vittorio
Amedeo III (1726
- 1796),
che fu battuto da Napoleone
e dovette assoggettarsi all'umiliante Trattato
di Cherasco, subentrarono poi l'uno dopo l'altro i figli Carlo
Emanuele IV (1751
- 1819),
privato di tutti i possessi del Piemonte,
Vittorio
Emanuele I (1759
- 1824),
costretto ad abdicare dai moti rivoluzionari liberali nel 1821,
e Carlo
Felice (1756
- 1831)
Re di Sardegna
dal 1821,
ultimo erede del ramo diretto.
Le principesse di questo periodo, invece, si segnalarono per
illustri matrimoni. Tra le figlie di Vittorio Amedeo III,
infatti, Maria
Giuseppina (1753
- 1810)
sposò (1771)
il conte
di Provenza,
poi Re di Francia
col nome di Luigi
XVIII, e Maria
Teresa (1756
- 1805)
andò in moglie (1773)
al conte di Artois
poi Carlo
X; mentre le figlie di Vittorio Emanuele I, Maria
Beatrice Vittoria (1792
- 1840),
Maria
Anna (1803
- 1884)
e Maria
Cristina (1812
- 1836)
sposarono rispettivamente Francesco
IV duca di Modena
(1812),
Ferdinando
I imperatore
d'Austria
(1831)
e Ferdinando
II di Borbone re delle Due
Sicilie (1832).
L'ultimogenita, Maria Teresa, sposò Carlo II duca di Lucca e
poi di Parma.
Dopo la morte di Carlo
Felice che, come s'è accennato, non lasciò discendenza, la
successione al trono passò alla linea laterale più prossima e
cioè a quella dei Carignano rappresentata da Carlo
Alberto (1798-1849)
che abdicò dopo la prima guerra d'indipendenza contro l'Austria,
mentre sua sorella Maria
Elisabetta (1800-1856)
aveva sposato nel 1820
l'arciduca Ranieri
d'Asburgo viceré del Lombardo-Veneto.
A Carlo
Alberto seguirono in linea diretta:
- Vittorio
Emanuele II (1820-1878),
sposato con la principessa Maria Adelaide d'Austria, re di
Sardegna fino al 1861
e da quell'anno primo re d'Italia
unita; da cui nacque:[1]
- Umberto
I (1844-1900),
la cui sorella Clotilde,
contessa di Moncalieri, sposò (1859)
Napoleone
Girolamo Bonaparte e il cui fratello Amedeo
Ferdinando Maria (1845-1890),
prendendo in moglie Maria
Vittoria dal Pozzo della Cisterna (1867),
diede origine al ramo dei Savoia-Aosta
e fu anche re di Spagna (1870-1873), l'altra sorella Maria
Pia sposò il re del Portogallo Luigi I; sposato con la
principessa Margherita di Savoia-Genova; da cui nacque:
- Vittorio
Emanuele III (1869-1947), re d'Italia
(1900-1946),
imperatore d'Etiopia
(1936-1946)
e re d'Albania
(1939-1946),
sposato con la principessa Elena del Montenegro, da cui
nacquero:
- Umberto
II (1904-1983),
luogotenente del regno dal 5
giugno 1944
al 9
maggio 1946,
re d'Italia
dal 9
maggio al 2
giugno 1946,
sposato con Maria
José del Belgio da cui nacquero:
Altri rami
Oltre alle linee già ricordate dei Savoia-Acaia, dei
Savoia-Vaud e dei Savoia-Nemours vanno ricordati altri rami
importanti della famiglia. Dal citato Tommaso
Francesco (1595-1656),
figlio di Carlo
Emanuele I e fratello di Vittorio
Amedeo I, discese il ramo dei principi di Carignano e quello
dei conti di Soissons. Il primo ebbe origine da Emanuele
Filiberto (1628-1709)
e attraverso Vittorio
Amedeo I (1690-1741),
Luigi
Vittorio (1721-1778),
Vittorio
Amedeo (1743-1780),
Carlo
Emanuele e Carlo
Alberto (1798-1849),
giunse con Vittorio
Emanuele II (1820-1878)
e i suoi discendenti alla corona d'Italia; il secondo, invece,
iniziatosi con Eugenio
Maurizio (1634-1673)
fratello di Emanuele Filiberto e reso illustre da Eugenio
di Savoia il Gran Capitano, famoso generale al
servizio dell'impero, si estinse con Eugenio
Giovanni Francesco (1714-1734),
figlio di Emanuele
Tommaso (1687-1729)
nipote ex patre del predetto Eugenio
Maurizio; da Eugenio
Ilarione (1753-1785)
conte di Villafranca, secondogenito del predetto Luigi
Vittorio di Carignano, ebbe inoltre origine un ulteriore
ramo, quello dei Savoia-Villafranca al quale appartenne il
nipote Eugenio
(1816-1888),
che fu comandante generale della marina da guerra sarda e
luogotenente generale del Regno
di Sardegna durante le tre guerre di indipendenza.
Da Ferdinando
Alberto Amedeo, secondogenito di Carlo
Alberto e padre di Margherita
(1851-1926),
prima regina d'Italia, e di Tommaso
Alberto (1854-1931),
ebbe origine la rigogliosa linea dei Savoia-Genova, proseguita
dai numerosi figli di Tommaso Alberto: Ferdinando
Umberto (1884-1963),
Filiberto
(1895-1990),
Maria
Bona (1896-1971),
Adalberto
(1898-1982),
Maria
Adelaide (1904-1979),
Eugenio
(1906-1996).
Da Amedeo
Ferdinando Maria (1845-1890),
duca d'Aosta
e re di Spagna
dal 1870
al 1873,
figlio di Vittorio
Emanuele II, derivò infine la linea dei Savoia-Aosta.
Da lui nacquero infatti Emanuele
Filiberto (1869-1931),
Vittorio
Emanuele di Savoia, conte di Torino (1870-1946),
comandante generale dell'arma di cavalleria nella guerra del 1915-1918,
Luigi
Amedeo, duca degli Abruzzi,
e Umberto
di Savoia, conte di Salemi (1889-1918).
Nel 1895
Emanuele
Filiberto sposò Elena
d'Orléans, da cui ebbe Amedeo,
duca d'Aosta
e viceré d'Etiopia
dal 1937,
e Aimone
(1900-1948),
duca prima di Spoleto
e poi (1942)
di Aosta,
nominalmente re di Croazia
dal 1941
al 1945
e padre di Amedeo
(n. 1943).
Rami minori
Vanno infine citati almeno alcuni dei numerosi rami
illegittimi della casata. Da Lantelmo
(sec. XIV) figlio naturale di Filippo
I di Acaia iniziò il ramo di Collegno che si estinse nel 1598;
da Renato
detto il Gran Bastardo (ca. 1470-1525),
figlio adulterino di Filippo
II il Senza Terra (1443-1497),
ebbero origine i rami dei conti di Villars e quello dei conti di
Tenda, reso illustre da Claudio
(1507-1566),
capitano al servizio dei Francesi distintosi alla battaglia di Pavia
(1525),
nella difesa della Provenza
(1536)
e all'assedio di Nizza
(1543).
Dal matrimonio morganatico tra Vittorio
Emanuele II di Savoia (1820-1878)
e la contessa di Mirafiori, Rosa
Teresa Vercellana, discese infine il ramo comitale di
Mirafiori e Fontanafredda.
I Savoia e la Repubblica Italiana
Il rapporto fra lo Stato italiano e gli ex sovrani d'Italia
venne sancito dalla XIII
norma della Costituzione approvata dall'assemblea
Costituente il 5
dicembre 1947,
con 214 voti favorevoli e 145 contrari su 359 votanti -
contenuta nel capitolo Disposizioni transitorie e finali della Costituzione
della Repubblica
Italiana, che recita:
- "I membri e i discendenti di Casa Savoia non sono
elettori e non possono ricoprire uffici pubblici né cariche
elettive.
Agli ex re di Casa Savoia, alle loro consorti e ai loro
discendenti maschi sono vietati l'ingresso e il soggiorno
nel territorio nazionale".
Nel 1987
il Consiglio
di Stato accolse la richiesta di Maria
José di fare rientro in Italia,
considerandola non più "consorte" ma
"vedova" di un ex re, mentre nel 2002
Camera
dei Deputati e Senato
approvavano una legge costituzionale che faceva terminare gli
effetti dei primi due commi della XIII
norma della Costituzione.
Nel novembre 2007,
i legali di Casa Savoia inviano al Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano e al Presidente del Consiglio Romano
Prodi una richiesta di risarcimento per l'esilio di circa
260 milioni di €[2].
Filiberto dichiara che useranno tutti i soldi per creare una
fondazione volta all'aiuto dei bisognosi. Il duca Amedeo di
Savoia-Aosta invece si dichiara contrario [3]
In seguito alla richiesta di risarcimento il Sen. Roberto
Calderoli ha presentato il disegno
di legge 1888 per abrogare la legge costituzionale 23
ottobre 2002, n. 1, in materia di ripristino degli effetti dei
commi primo e secondo della XIII disposizione transitoria e
finale della Costituzione.
Linea di Successione
Conti di Savoia
L'abbazia reale di Altacomba, in Savoia, ospita le spoglie
di conti e duchi di Savoia
Ramo principale
Ramo Savoia-Branca
ducale
Duchi di Savoia
Ramo Savoia-Branca
di Bresse
Re di Sardegna
Ramo Savoia-Carignano
La bandiera del Regno d'Italia.
Capi di Casa Savoia
Governanti di altre nazioni
Voci correlate
Note
- ^
I primi a fregiarsi del titolo di Re d'Italia sono i
sovrani longobardi
da cui deriva la tradizione dell'incoronazione a Pavia,
allora capitale del regno longobardo, con la Corona
Ferrea. A questi fecero seguito Berengario
ed Arduino
d'Ivrea. Dopo il titolo viene ripreso dagli imperatori
del Sacro
Romano Impero che lo associano appunto al titolo
imperiale. L'incoronazione continua ad avvenire a Pavia.
Caduto poi in disuso il titolo viene
"recuperato" da Napoleone
Bonaparte, che viene incoronato con la Corona Ferrea
nel Duomo
di Milano, il 26
maggio 1805.
- ^
(IT)Rai
News 24. URL consultato il 20-11-2007.
- ^
Il
Giornale online. URL consultato il
22-11-2007.
- ^
La data di fine regno, nonostante il forte significato
simbolico, risulta arbitraria: la repubblica venne
dichiarata soltanto il 18 giugno e fino al 13 Umberto II
agì, di diritto e di fatto, da Capo dello Stato.
Lasciando l'Italia quello stesso giorno egli, pur
sciogliendo dal giuramento di fedeltà chi lo aveva
prestato, non abdicò
Altri progetti
Collegamenti esterni
Sul problema della successione
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